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Confitarma chiede un Decreto Flotte bis


Intervento a cura di Luca Sisto, Direttore Generale di Confitarma

Il “Decreto Flotte”, nato per sostenere il rinnovo e il refitting del naviglio mercantile, rappresenta l’unico investimento del PNRR/PNC specificamente dedicato al trasporto marittimo. Tuttavia, a oggi il suo impatto è stato limitato: al 30 settembre 2023 risultavano assegnati solo 78,85 milioni sui 500 complessivi, pari a circa il 15% delle risorse disponibili. 
Confitarma ha sin dall’inizio fornito analisi tecniche, partecipato a ogni consultazione e segnalato con chiarezza le criticità. Alcuni requisiti – come l’obbligo di realizzare i lavori esclusivamente in cantieri europei, il vincolo quinquennale di utilizzo e l’esclusione del segmento crociere – hanno di fatto ridotto la platea dei beneficiari, escludendo una parte significativa dell’armamento nazionale. 
Per questo abbiamo chiesto la revisione dei criteri di accesso, il reperimento delle risorse dopo il ridimensionamento disposto dal DL 19/2024 e l’adozione di misure complementari: un “Decreto Flotte bis” e un fondo permanente finanziato con i proventi ETS e FuelEU Maritime, destinato a refitting e nuove costruzioni green. 
Grazie al confronto costante con il Governo, alcune rigidità sono state mitigate e le risorse per completare i progetti autorizzati sono state individuate. Ma resta ancora molto da fare. 
È fondamentale che le somme non ancora impegnate vengano comunque destinate alla transizione ecologica della flotta, altrimenti il settore rischia di restare indietro rispetto alle altre modalità di trasporto. 
Oggi che la blue economy è tornata al centro dell’agenda politica nazionale, anche grazie all’istituzione del Ministro per le Politiche del Mare e del CIPOM, sarebbe miope escludere l’industria italiana della navigazione da un piano europeo che mira a rilanciare l’economia incentivando l’investimento privato. Accanto al tema del rinnovo della flotta, altrettanto strategico è quello dell’elettrificazione delle banchine. 
Il cold ironing può ridurre le emissioni solo se alimentato con energia da fonti rinnovabili e se realizzato con tempi certi. Grazie al PNRR e al Fondo complementare, sono stati stanziati 920 milioni per 56 progetti in 34 porti, cui si aggiungono 400 milioni del programma RePowerEU per l’iniziativa “Porti verdi”. 
È uno sforzo senza precedenti, accompagnato da norme di semplificazione e da un regime di agevolazioni sui costi dell’energia approvato dalla Commissione europea per 570 milioni fino al 2033. Eppure, i risultati concreti restano parziali: solo il 55% dei porti ha avviato i cantieri e in Italia non esiste ancora uno scalo pienamente operativo con sistemi di cold ironing per grandi navi passeggeri. Molti progetti sono in corso – da Genova a Civitavecchia, da Livorno ad Ancona, fino a Bari, Brindisi, Trieste, Napoli e Palermo – ma il rischio di accumulare ritardi resta alto, con conseguenze sulla competitività. 
Accanto agli investimenti, occorre sciogliere nodi cruciali: il modello di business per la gestione del servizio, la definizione delle tariffe, la standardizzazione tecnica e soprattutto la riduzione del costo dell’energia per gli armatori. 
Un passaggio decisivo riguarda inoltre i combustibili alternativi. La decarbonizzazione richiede investimenti in ricerca, nuove tecnologie e reti di approvvigionamento, ma anche strumenti per colmare il divario di costo con i carburanti tradizionali. L’ETS, ad esempio, oggi grava sulle imprese come una vera tassa che colpisce chi naviga su rotte europee, spingendo molte navi a deviare i propri scali verso porti extra-UE. 
Nel Mediterraneo, dove la prossimità è un fattore strategico, questo genera effetti immediati sulla competitività dei nostri porti. Ecco perché è necessario che i proventi ETS vengano reinvestiti a sostegno delle compagnie che scelgono di decarbonizzare, favorendo la diffusione di LNG e bio-LNG, metanolo, ammoniaca e idrogeno, ciascuno con potenzialità e limiti da valutare in base alle diverse tipologie di traffico. 
Per questo Confitarma ritiene necessario agire su più fronti: 
 • sostenere il rinnovo e il refitting green della flotta mercantile; 
 • incentivare la disponibilità e l’utilizzo di combustibili alternativi; 
 • colmare il divario di costo rispetto ai carburanti tradizionali, anche con un uso mirato delle risorse ETS; 
 • completare l’elettrificazione delle banchine, in ottemperanza alla FuelEU Maritime, senza dimenticare che l’adeguamento delle unità comporta oneri significativi. 
La transizione energetica del trasporto marittimo non è più rinviabile. Le risorse ci sono. Ora serve garantirne la piena ed efficace applicazione, affinché l’armamento nazionale sia messo nelle condizioni di poter continuare ad essere leva di competitività per il nostro Paese.

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