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Una nuova rotta per i porti italiani



Intervento a cura di  Contrammiraglio (Cp) aus. Rosario Marchese Consigliere del Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare

I porti non sono più semplici luoghi di scambio di merci e passeggeri: oggi sono motori di sviluppo economico, tecnologico e sociaI porti non sono più semplici luoghi di scambio di merci e passeggeri: oggi sono motori di sviluppo economico, tecnologico e sociale. Un porto moderno è competitivo se riesce a mettere in rete istituzioni, imprese e operatori logistici, offrendo infrastrutture avanzate, servizi efficienti e connessioni rapide con il territorio. 

La sfida va oltre la velocità e la logistica: significa investire in intermodalità, potenziare le ferrovie, trasformare le aree retroportuali in hub di innovazione, attrarre capitali e talenti. A questo si aggiungono due pilastri cruciali: digitalizzazione e sostenibilità.  Da qui nasce il concetto di Porto 6.0: non solo infrastruttura di trasporto, ma laboratorio di innovazione digitale, centro di formazione, polo di investimenti e catalizzatore di crescita per l’intero territorio. Adottato come strategia da alcuni porti italiani come quello di Taranto. 

Il futuro dei porti, quindi, non si misura più in banchine o magazzini, ma nella capacità di guidare una rivoluzione tecnologica e verde, già realtà a livello internazionale e che l’Italia deve abbracciare senza ritardi. Perché i porti come ho già avuto modo di scrivere e di illustrare nel corso di diversi convegni, non sono più “porte sul mare”, ma vere piattaforme strategiche capaci di connettere economie, territori e comunità.  

Ma partiamo da qualche dato: il sistema portuale italiano è uno dei più importanti d’Europa per numero di scali, posizione strategica e volume di traffico. I dati Eurostat individuano la Grecia come il paese che ha registrato il maggior numero di scali portuali con 477.115 navi, seguita dall’Italia con 449.131 navi e dalla Danimarca con 322.230 navi. In termini di merci, nel 2024 i porti italiani hanno movimentato complessivamente 480,7 milioni di tonnellate, in aumento rispetto ai 474,4 nel 2023.  

Questi dati includono:  

 • Rinfuse liquide: 169,8 milioni di tonnellate (+1,5%)  

 • Rinfuse solide: 48,9 milioni di tonnellate (–5,8%)  

 • Container: 121,8 milioni di tonnellate (+5,2%)  

 • Ro-Ro (rotabili): 122,4 milioni di tonnellate (+0,8%) 

 • Altre merci: 17,8 milioni di tonnellate (–4%). 

Nel comparto container, il traffico totale è stato di 11,7 milioni di TEU (+3,4% rispetto al 2023). In crescita anche le performance della movimentazione passeggeri (+3,4%). Il traffico crocieristico ha fatto registrare un aumento del 17,3%, passando dagli 11,3 milioni di passeggeri del 2023 ai 13,8 milioni del 2024. In aumento anche il traffico dei passeggeri dei traghetti (+3,1%, da 18,7 a 19,3 milioni di unità). 
 
 • Crocieristi: 13,8 milioni (+17,3%) 
 
 • Passeggeri traghetti: 19,3 milioni (+3,1%) 
 
 • Totale circa 33,1 milioni di passeggeri. 

Ma nonostante, i progressi compiuti negli ultimi anni, molte infrastrutture portuali italiane presentano ancora ritardi e limiti di natura strutturale, burocratica e tecnologica. Le criticità non si riducono alla sola costruzione o accessibilità fisica dei porti, ma si estendono a dimensioni più complesse: dalla gestione operativa al monitoraggio dei flussi, fino alla capacità di rispondere con prontezza ed efficacia alle sfide logistiche e ambientali. Sono pienamente d’accordo con le dichiarazioni dell’attuale Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi apparse sulla pagina personale di Facebook, secondo cui “il futuro dei nostri porti passa attraverso il rinnovamento tecnologico”. Infatti, per rafforzare la competitività del sistema portuale è necessario orientare lo sviluppo lungo “quattro direttrici di innovazione tecnologica”. 

 1. Digitalizzazione dei processi. 
 2. Automazione e robotica. 
 3. Intelligenza artificiale (AI). 
 4. Sostenibilità ambientale. 

Queste tecnologie sono già realtà consolidate in numerosi scali del Nord Europa e dell’Asia orientale come Rotterdam, Singapore, Anversa e Pusan (Busan) ed hanno trasformato digitalizzazione e automazione in pilastri strutturali delle proprie strategie, adottando piattaforme integrate per la gestione del traffico, sistemi di manutenzione predittiva e soluzioni avanzate per la decarbonizzazione delle attività portuali. I porti italiani dispongono del potenziale per colmare questo divario, ma la sfida richiede un’accelerazione decisa lungo le quattro direttrici di innovazione sopra descritte, trasformando la tecnologia da semplice supporto a leva strategica per lo sviluppo competitivo e sostenibile. Analizziamole brevemente: 

 1. Digitalizzazione: Il cuore del porto intelligente 
Uno dei primi passi per trasformare un porto in smart port è la completa digitalizzazione dei processi. La digitalizzazione ha già dimostrato di poter ridurre drasticamente i costi operativi e i tempi di transito. Un porto completamente digitale può aumentare la capacità di movimentazione del 20-30%, ridurre i costi amministrativi fino al 50%, e migliorare la trasparenza dei processi logistici. Il porto di Livorno, ad esempio, ha un sistema portuale avanzato capace di ridurre le emissioni di CO2. Ha ottenuto riconoscimenti internazionali come modello di sostenibilità e trasferibilità tecnologica che sfrutta il 5G.  

Al centro della trasformazione in atto nel settore marittimo-logistico ci sono i Port Community System (PCS), piattaforme digitali interoperabili che mettono in rete operatori pubblici e privati, migliorando l’efficienza e la sostenibilità del trasporto merci. Grazie ai fondi del PNRR – in particolare alla sesta rata dell’investimento M3C2-2.1, con una dotazione di 250 milioni di euro – oltre il 70% delle AdSP, hanno già adottato queste tecnologie, contribuendo a rendere il sistema portuale italiano tra i più avanzati in Europa. 

Questa evoluzione si articola anche attraverso due ambiti chiave: la Digital Twin e la Cybersecurity portuale. Un esempio significativo del primo ambito è il Porto di Singapore. Nel marzo 2025 infatti, la Maritime and Port Authority (MPA), ha lanciato il primo Maritime Digital Twin: un modello virtuale dinamico del porto che integra dati in tempo reale provenienti da navi, operazioni portuali e sensori ambientali. Questo strumento consente il monitoraggio continuo delle imbarcazioni e introduce la pianificazione just-in-time, riducendo i tempi di attesa e ottimizzando i processi di movimentazione. Per la Cybersecurity portuale invece il recepimento della Direttiva NIS-2 da parte del D.Lgs. 4 settembre 2024 n.138, si è stabilito che i porti sono infrastrutture critiche, essenziali per la continuità dei servizi logistici e commerciali del Paese. 

 2. Automazione e robotica: porti sempre più autonomi 
La seconda grande leva del rinnovamento tecnologico è l’automazione. Già oggi, nei terminal più avanzati, molte attività prima svolte manualmente sono affidate a macchine intelligenti e sistemi robotici. La robotica applicata al porto, oltre a ridurre i margini di errore, consente di affrontare una delle sfide più urgenti del settore, ovvero la carenza di manodopera specializzata. Al contempo, riduce i rischi per la sicurezza dei lavoratori e aumenta la produttività. 

Tipico esempio in Italia lo abbiamo con il grande robot subacqueo (RoboGo) a controllo remoto, applicato in prima assoluta nell’ambito del progetto di riqualificazione del Molo VII di Trieste, lungo oltre 32 metri e largo più di 8 metri, capace di muoversi sotto le banchine e lavorare in completa autonomia, sostituisce operatori, subacquei in operazioni delicate di manutenzione delle strutture portuali. 

 3. Intelligenza Artificiale: il cervello del porto del futuro 
L’intelligenza artificiale rappresenta l’elemento chiave per rendere le tecnologie portuali non solo autonome, ma anche intelligenti. L’AI permette di prendere decisioni rapide e accurate, anticipare criticità e adattarsi dinamicamente alle condizioni operative. In particolare, la “computer vision (CV)”, un sottoinsieme dell'IA, sta facendo passi da gigante nelle operazioni portuali. L'intelligenza artificiale della visione consente ai sistemi informatici di vedere e comprendere le informazioni visive in tempo reale. 

Analizzando immagini e video, i modelli di computer vision come “Ultralytics YOLO11” possono identificare schemi, rilevare oggetti e tracciare movimenti in tempo reale. Il Porto di Rotterdam, il più grande porto marittimo d'Europa, utilizza sistemi di computer vision per ottimizzare i programmi di manutenzione. I loro sistemi alimentati dall'intelligenza artificiale utilizzano il monitoraggio video in diretta per tenere d'occhio le navi e le attrezzature portuali, aiutando gli operatori portuali a prevedere quando è necessaria la manutenzione.  ‍

Il porto di Anversa, il secondo porto più grande d'Europa, utilizza la tecnologia di visione computerizzata per mitigare l'impatto delle fuoriuscite di petrolio. I droni telecomandati monitorano le aree acquatiche circostanti. Dotati di capacità di visione computerizzata, questi droni sono in grado di rilevare le fuoriuscite di petrolio nelle aree portuali vicine. 

 4. Sostenibilità: la tecnologia come leva verde La trasformazione tecnologica dei porti deve andare di pari passo con una vera transizione verde. Le attività portuali generano infatti significative emissioni e impatti ambientali, per cui è essenziale affiancare all’innovazione digitale soluzioni sostenibili. 
Tra le più importanti: 
 • Cold ironing: elettrificazione delle banchine per consentire alle navi di spegnere i motori in sosta, riducendo emissioni e rumore. 
 • Monitoraggio ambientale smart: reti di sensori per controllare in tempo reale aria, acqua e fondali. • Energie rinnovabili: impianti solari, eolici e marini integrati nelle strutture portuali. 
 • Gestione intelligente dei rifiuti: tracciabilità digitale, raccolta automatizzata e riciclo avanzato. 

Queste tecnologie non solo migliorano l’ambiente, ma rendono i porti più competitivi e attrattivi per operatori e compagnie obbligati a rispettare standard ambientali sempre più stringenti. Inoltre, consentono di allinearsi agli obiettivi del “Green Deal europeo” che contiene la strategia dell’Unione Europea per rendere l’economia sostenibile, con che ha due obiettivi fondamentali 
 • Ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. 
 • Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, cioè arrivare a un equilibrio in cui le emissioni prodotte vengono compensate da quelle eliminate o assorbite (per esempio da foreste o tecnologie di cattura della CO₂). 

Un pilastro fondamentale della transizione è la normativa “FuelEU Maritime”, parte del pacchetto Fit for 55 ed in vigore dal 2025. 
Essa prevede: 
 • Riduzione delle emissioni: taglio progressivo dell’intensità dei gas serra delle navi fino all’80% entro il 2050, considerando l’intero ciclo del carburante. 
 • Alimentazione elettrica da terra (OPS): obbligatoria dal 2030 nei porti TEN-T per navi passeggeri e container, e dal 2035 in tutti gli scali UE attrezzati. 
 • Spinta ai combustibili rinnovabili non biologici (RFNBO): come e-metanolo o idrogeno verde, sostenuti da incentivi economici e normativi per ridurne i costi ancora elevati. 
 • Meccanismi di flessibilità per agevolare la transizione: 
  ◦ Pooling: collaborazione tra operatori per raggiungere insieme i target.  
  ◦ Banking: possibilità di “accumulare” riduzioni extra per gli anni successivi. 
  ◦ Borrowing: facoltà di anticipare crediti dagli anni futuri per evitare penalità. 

Queste misure mirano a rendere la decarbonizzazione del trasporto marittimo più sostenibile sia dal punto di vista economico che organizzativo, rafforzando la competitività dei porti europei. Parlare di trasformazione tecnologica dei porti non basta: servono azioni concrete e coordinate che questo governo sta attuando. 

Concludo questo articolo, ringraziando la redazione per lo spazio e lancio una proposta concreta, sintetizzabile in quattro mosse decisive: 
1.Investire: destinare risorse pubbliche e private a tecnologie digitali avanzate e soluzioni sostenibili. 2.Favorire: creare sinergie tra imprese, università, centri di ricerca e Autorità portuali. 
3.Formare: puntare su nuove competenze in automazione, intelligenza artificiale, cybersecurity ed energie rinnovabili. 
4.Avviare: sperimentare progetti pilota e iniziative “green” per ridurre le emissioni, investendo in rinnovabili e carburanti alternativi. 

Solo così i porti potranno diventare veri laboratori di innovazione, sostenibilità e competitività globale. 
 
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