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Adozione dell'IA, lo shipping naviga a vista


Il settore bloccato nella "trappola della sperimentazione", solo l'11% delle società ha introdotto la nuova tecnologia nei cicli operativi 

La penetrazione delle innovazioni tecnologiche in determinato settore industriale viene generalmente misurata con la cosiddetta “curva di maturità”, articolata in quattro fasi: consapevolezza, sperimentazione, adozione e maturità. Allo stato attuale, riguardo all’adozione dell’IA, il comparto marittimo si trova nelle fasi iniziali e intermedie del modello, con una netta concentrazione sulla sperimentazione. A fronte di un diffuso entusiasmo e ottimismo circa il potenziale delle nuova tecnologia la maggior parte delle aziende naviga di cabotaggio attraverso progetti pilota su piccola scala, ancora alle prese con ostacoli non tanto di natura tecnica ma umani e organizzativi. 
La situazione da “trappola della sperimentazione” è certificata da un recente report di Thetius e Marcura, “Beyond The Hype”, realizzato attraverso interviste approfondite e un sondaggio tra professionisti del settore. Ne emerge un quadro di cauto ottimismo e alcune indicazioni operative. Dai dati emerge come ben l’82% degli interpellati ritiene che l’IA possa migliorare l’efficienza operativa e ridurre i carichi di lavoro manuali. Un ottimismo che si traduce in un impegno concreto: l’81% delle aziende ha già avviato progetti pilota o esperimenti su piccola scala. Tuttavia, l’adozione strutturale rimane in superficie: solo l’11% delle aziende ha adottato politiche formali per scalare l’implementazione dell’IA. 
A determinare questa situazione di stallo quella che potrebbe essere definito il paradosso della fiducia: al riconoscimento dei benefici fa da contraltare il timore generato dalle grandi potenzialità operative. 
Tra gli ostacoli emotivi risulta senz’altro la paura della perdita di controllo e la svalutazione della competenze, evidenziata dal 66% degli intervistati. 
“Molti professionisti marittimi, specialmente in ruoli di alta responsabilità come charter manager o capitani, hanno passato decenni a perfezionare il proprio giudizio,” sottolinea il report. “L'idea di un sistema che prende decisioni può essere percepita come una minaccia esistenziale alla loro esperienza professionale”. 
Anche la fiducia risulta un fattore cruciale. Il 37% degli interpellati ha assistito personalmente a progetti di IA che hanno fallito o causato danni attribuendoli spesso a una mancanza di giudizio umano nelle decisioni della macchina o a implementazioni affrettate. Inoltre, il 23% punta il dito contro le “promesse esagerate” dei fornitori di servizi che creerebbero spesso “aspettative irrealistiche”. 
Sebbene molti vedano l’IA come uno strumento per aumentare l’efficienza, la paura della disoccupazione è reale. “Il 15% dei professionisti è molto preoccupato e un ulteriore 23% è un po' preoccupato che l'IA possa sostituire, anziché assistere, i lavoratori marittimi nei loro ruoli. La narrazione aziendale spesso si concentra sull'efficienza e la riduzione dei costi, il che può implicare tagli al personale, invece di focalizzarsi sulla crescita delle capacità e della carriera”. 
C’è poi un fattore specifico al settore marittimo “tradizionalmente lento nell'adottare nuove tecnologie e basata fortemente su relazioni interpersonali e fiducia”. Molti professionisti, specialmente in ruoli commerciali, temono di perdere il "tocco umano" nelle relazioni con i clienti, che credono che l'IA non possa replicare. “Il personale di prima linea, come i marittimi, è spesso il più a rischio di essere lasciato indietro, con una percezione di disconnessione tra l'hype tecnologico e la realtà pratica a bordo”. 
Il report identifica chiaramente le aree in cui i nuovi strumenti tecnologici sono già percepiti come preziosi. Il 97% degli intervistati guarda alla riduzione delle inefficienze del flusso di lavoro manuale. L’85% alla possibilità di identificare decisioni di viaggio rischiose e criticità nella redditività della rotta. Nonostante l’IA si stia dimostrando particolarmente efficace in compiti come l'analisi dei contratti di noleggio e la conformità normativa non manca la percezione dei rischi legata al funzionamento opaco degli algoritmi. 
Cybersecurity e privacy dei dati, ad esempio, preoccupa il 61% dei professionisti mentre il 23% si concentra sull’incertezza normativa come ostacolo significativo alla scalabilità dell’IA. 
Più corpose le perplessità legate ai fattori organizzativi. Il 38% degli intervistati indica la mancanza di competenze e formazione come un blocco significativo, e solo il 23% delle società ha implementato programmi in tale direzione. 
“Senza un'adeguata formazione, i dipendenti non comprendono i risultati dell'IA, il che porta a un uso improprio e a una crescente sfiducia,” spiega il report. 
Una leadership forte è considerata un fattore di grande influenza sulla preparazione all'IA dal 57% degli intervistati. Tuttavia, spesso manca una comunicazione trasparente su come l'IA verrà utilizzata. Solo il 17% delle organizzazioni ha adottato misure per essere trasparente su come l'IA prenderà le decisioni: una mancanza di chiarezza che lascia i dipendenti nell'incertezza e alimenta percezioni negative. 
Infine, l’atteggiamento verso l’IA varia notevolmente a seconda del ruolo. I dirigenti e i quadri superiori tendono a vederla da un punto di vista strategico, concentrandosi sui potenziali guadagni. Il personale operativo e di prima linea nutre preoccupazioni legate all'impatto sui processi consolidati e teme la perdita di competenze e relazioni umane. I manager commerciali mostrano una notevole resistenza, temendo che l'IA possa compromettere il tocco umano e le relazioni personali che sono alla base del business marittimo. 
“Stiamo già usando l'IA e non ce ne rendiamo conto,” evidenzia una delle risposte (anonime) al questionario. “L’automazione della navigazione, la manutenzione predittiva, le operazioni di carico... sono tutte potenziate dall’IA. Ma la realtà è che dobbiamo aggiornare le competenze dei nostri marittimi, dobbiamo gestire i nostri sistemi intelligenti. L'IA creerà ruoli a terra come l'analisi della flotta o il supporto remoto. Non è una sostituzione; è un cambiamento”. 
Per superare queste barriere, secondo gli estensori del rapporto, l’industria marittima dovrebbe adottare un nuovo approccio. “L'adozione dell'IA non è più solo una questione tecnica, ma una sfida di governance, cultura e comunicazione”. 
La ricerca sottolinea la necessità di promuovere una “mentalità da pilota” in cui l'IA è vista come uno strumento per potenziare le capacità umane, anziché una “mentalità da passeggero” in cui ci si sente trascinati passivamente: “Le aziende che riusciranno a formare i propri dipendenti, a rendere trasparenti le implementazioni e a mostrare una leadership forte saranno quelle che otterranno i maggiori benefici da questa rivoluzione”. 
Uno degli strumenti principali sarà “lo sviluppo di un’IA verticale, ovvero sistemi specificamente progettati per l'industria marittima”. “I modelli generici spesso mancano di contesto e possono produrre allucinazioni (informazioni plausibili ma false) che anche un esperto del settore fatica a riconoscere”, rivela Janani Yagnamurthy, VP Analytics di Marcura. “Uno strumento IA generico potrebbe dire che SF significa modulo standard (standard form), ma nel trasporto marittimo significa fattore di stoccaggio (storage factor). Servono migliori livelli di accuratezza contestuale”.

GG
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