Le catene alberghiere reinventano le crociere di lusso
“Gli alberghi sono navi senza movimento”, diceva un poeta. O quasi, guardando al fenomeno in crescita della catene alberghiere che entrano nel settore delle crociere di lusso.
Gli esempi, negli ultimi anni, non mancano. Il gruppo Marriot ha lanciato la sua divisione crocieristica - The Ritz-Carlton Yacht Collection – già nel 2019, con il varo del suo primo yacht, Evrima, nel 2022, cui sono seguite le unità Ilma e Luminara. Anche il gruppo Four Season ha annunciato il suo ingresso nell’agone: a fine anno Fincantieri consegnerà la prima nave extralusso, Four Season I, che prenderà il mare nel 2026 cui seguirà la costruzione di un’altra unità. Il brand Accor, dal suo canto, ha deciso di rilanciare la storica linea Orient Express non solo con treni di lusso, ma anche con una nave da crociera. Il progetto, spiega il gruppo, “mira a fondere il fascino intramontabile del viaggio in treno di lusso con l'esperienza di navigazione, offrendo itinerari unici e un'esperienza di bordo ispirata all'eleganza e all'opulenza dell'epoca d'oro dei viaggi”.
I motivi della fascinazione per il mare sono vari e partono dalla volontà di trasferire il modello di ospitalità di alta gamma dall’hotel alla nave, dando vita ad una nuova, lussuosa, categoria di itinerari marittimi.
Il primo passo: replicare l’ambiente, il servizio impeccabile e l’esclusività che si trovano in un hotel di lusso, ma in una dimensione dinamica che permette di esplorare più destinazioni. La clientela, ovviamente, è specifica: clienti facoltosi, alla ricerca di esperienze intime, personalizzate e lontano dalle grandi navi da crociera che ospitano migliaia di passeggeri. I vantaggi principali consistono nella diversificazione dell’offerta – fidelizzando i propri clienti abituali e attirandone di nuovi che preferiscono il mare alla terraferma – e un controllo pieno sull’esperienza a bordo che non potrebbe essere garantita con una semplice partnership.
Una descrizione più particolareggiata di questo trend arriva da Anna Rita Secchi, Director Marketing & Business Development di Amalfi Coast Cruise Terminal, che ha avuto modo di studiarne filosofia e dinamiche.
«Parliamo di resort galleggianti di un brand globale, più che navi da crociera. Il lusso tradizionale delle crociere - Regent, Silversea, Seabourn - si fonda su un DNA marittimo: formal dining, intrattenimento teatrale, itinerari con più porti al giorno. Gli Hotel-Branded Yacht-Resorts, invece, replicano la filosofia alberghiera: nessun dress code, overnight nei porti da yacht come Portofino, St. Barths, Amalfi, esperienze tailor-made e water-toys a bordo, continuità con i resort a terra».
Una differenza che riguarda innanzitutto le navi: «yacht-resort firmati, piccole unità tra le 95 e le 226 suite, tutte con terrazza privata, marina a poppa e un servizio che replica quello dei loro resort iconici». «Sono navi che non cercano i grandi terminal, ma gli scali boutique: ormeggi scenografici, tendering premium, esperienze private su misura: after-hours nei siti UNESCO, beach club riservati, chef’s table locali».
Lo sbarco delle grandi catene di lusso sta maturando nel momento in cui il settore, messo da parte le difficoltà legate alla crisi pandemica, ha ripreso il suo tradizionale slancio.
Sotto questo aspetto l’estate 2025 può essere considerata una sorta di spartiacque. In Italia la stagione dovrebbe registrare tra 14,8 e 15 milioni di presenze, con oltre 5.500 scali programmati e 179 navi distribuite in 74 porti della penisola. Civitavecchia, Genova e Napoli restano i poli trainanti, ma cominciano a far capolino anche destinazioni emergenti. Proprio quei “porti secondari” che meglio di altri potrebbero assecondare il business delle “crociere alberghiere”.
Il mercato cui attinge la nuova attività di nicchia non è sempre sovrapponibile all’utenza delle crociere tradizionali: «Parliamo di un pubblico più giovane della media lusso, spesso nuovo al mondo crociere: clienti fedeli dei resort Four Seasons o Ritz-Carlton che vogliono vivere la stessa esperienza, ma sul mare». «Sono High Net Worth Individuals che cercano privacy, spazi enormi per ospite, marina attrezzati, dining flessibile, wellness signature. E soprattutto chiedono tempo: overnight, late stay, la libertà di vivere una destinazione come farebbero da un resort».
Le opportunità per una realtà come l’Italia sono enormi: «Per un porto come Salerno o il Cilento, significa poter proporsi come palcoscenico ideale per questo segmento: architettura firmata (Zaha Hadid), vicinanza ad Amalfi e Paestum, autenticità e identità culturale».
A patto di cogliere appieno la sfida, partendo innanzitutto dal linguaggio, «perché i mercati cambiano quando nasce un gergo condiviso» avverte Sechi.
«Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo segmento del mare, che non è solo un’evoluzione ma una vera cesura rispetto al lusso tradizionale. E le parole contano: chiamarli Hotel-Branded Yacht-Resorts significa dar loro dignità, differenziarli, costruirne la reputazione. Operatori e stakeholder devono riconoscerne la specificità e prepararsi per accoglierlo. Chi saprà capirlo per primo – in termini di infrastrutture, servizi e narrazione – avrà un vantaggio competitivo reale».